IL FESTIVAL DELLA POESIA CHE FA BENE - Giovanna Calvo (da IL CROTONESE DEL 14.10.2025)
L'IMPRONTA DEL MAESTRO
Quando, leggendo un testo, vi capita di "ascoltare" in modo nitido, la voce, il tono, il guizzo indomito di chi l'ha scritto, siete dinanzi a un Maestro.
E pare dirti "Io la penso così. Voi, fate un po'
come vi pare".
Perché l'autorevolezza non è solo conoscenza, ma è anche una conseguenza dell'essere totalmente scevro da compromessi, a conferma della propria integrità e credibilità.
DA IL CROTONESE DEL 14.10.2025
Tiriamo le somme: come è andato quest’anno il Festival di poesia “A sud di ogni altrove” di Santa Severina, provincia di Crotone, Calabria ionica?
Molto bene, grazie.
Ma grazie soprattutto a chi l’ha ideato con una formula vincente, a chi l’ha sostenuto economicamente (il comune di Santa Severina) grazie al pubblico presente e consapevole in tutti gli appuntamenti. Ma prima di farci i conti dobbiamo parlare dei protagonisti: le poete e i poeti messi quasi a confronto ad ogni appuntamento. La poesia è femmina? Non lo so bene ancora e la questione non era messa in discussione ma offerta al piacere e alla riflessione di ognuno.
LO SPETTACOLO DELLE LETTURE
Sentire i poeti leggere a voce alta i loro componimenti non è cosa di tutti i giorni. È bellezza. È come cantare: c’è chi rappa, chi alza i toni, chi invece sussurra, chi aumenta la voce perché arrivi lontano. È uno spettacolo (e già questo, che la poesia offra uno spettacolo delizioso, è tanta roba). Ma lo sa bene il direttore artistico del Festival, Angela Caccia, poeta e scrittrice ma anche una formidabile organizzatrice culturale.
Una “Dea ex machina”, in pratica, ma lo dico piano altrimenti si arrabbia.
Durante il Festival di solito se ne sta da parte, ma la sua natura e cultura esuberanti prevale quando le viene in mente una “cosa intelligente” da dire e allora arraffa il microfono e la dice e risulta proprio così, una cosa intelligente: per esempio quando parla dell’oscurità intrinseca al poetare o quando dice che la poesia è com/patire, condividere in senso classico. Le domande che l’esperta presentatrice rivolge poi ai poeti presenti hanno lo scopo di sollecitare la personale visione che della poesia in generale e del loro poetare hanno gli autori.
E così nel pubblico crescono interesse e piacere.
A dimostrazione che tutto è poesia, che fa bene, che è civiltà e cultura, il Festival ha avuto altri meriti, uno dei quali è quello che aver scovato talenti poetici del territorio, del sud, e averli invitati a leggere una loro composizione e averli premiati. L’altro merito quello di aver fatto conoscere associazioni che operano nel territorio in vari ambiti e meritorie e meritevoli di un premio.
E un’altra bella idea è stata quella di coinvolgere docenti e alunne del liceo ‘Diodato Borrelli’ di Santa Severina: il loro compito quello di leggere ad alta voce poesie a tema (qualcuna anche dal greco e dal latino con traduzione), sull’amore, sulla guerra.
Altra scelta da apprezzare è stata quella di avere “allocato” l’evento nel castello Carafa del borgo di Santa Severina, grazie anche alla lungimiranza del suo sindaco, dott. Lucio Giordano. Un vero castello, abitato nei secoli da famiglie e non solo da “militari”, ha un fascino particolare.
E pensare che all’inizio lo si voleva “itinerante”, e sarebbe stata cosa buona e giusta se altrove, nella provincia crotonese, si fossero trovati altri luoghi di uguale fascino e altre disponibilità “umane”.
Comunque, mai dire mai. A volte la poesia fa miracoli…
Il feedback dei poeti invitati nelle tre serate è stato positivo. Hanno infatti ringraziato e con molto entusiasmo per l’accoglienza, l’ospitalità e la perfetta organizzazione. Ma non dimentico che dicevo
di fare i conti. Ma con chi? Con i poeti invitati al Festival. E che poeti.
UNA FESTA PER LA TESTA
Oltre ad esserlo, e ad alti livelli, quasi tutti sono direttori/ci di collane di poesie, traduttori/ci, giurati nei concorsi di poesia oltre a lavorare. La maggior parte dei poeti non sta certo chiusa in una torre o in un castello: è gente pratica, attiva, menti multiformi che sanno guardare dentro (questioni di anima) e fuori di sé, per leggere il mondo e restituircene un pezzetto ma anche un universo intero.
Il Festival insomma è stato una vera festa anche se mancavano i pasticcini.
Ma, la poesia sazia non ha retrogusti ed è buona per la pancia e la testa.
Il Festival di poesia “A sud di ogni altrove” è un evento di cui c’era e c’è veramente un gran bisogno e noi, pubblico di appassionati o solo di curiosi della cultura, vogliamo credere e sperare che continuerà per molti anni ancora a sollecitare il gusto del bello e a far emergere i sentimenti più profondi come solo la poesia e la letteratura possono fare.
IL DOPPIO DONO DEL VERSO*
Non è solo un bel ricamo di rime e metri sonori,
non è un semplice richiamo a cieli, fiori e amori.
È la bellezza che si svela, l'armonia che si fa suono,
una carezza che consola, un'ombra che ci fa da trono.
Mentre il senso si distende
sotto un ritmo inatteso e chiaro,
l'anima si comprende,
trovando un rifugio raro.
Ma non sta solo nel sorriso,
nel fascino che ci cattura.
È un utensile deciso,
una mappa per la paura.
Quando la prosa è troppo stretta,
quando il cuore non sa parlare,
la Poesia è la saetta che fa i pensieri decollare.
È l'agile scalpelletto che incide la verità,
il ponte che collega il petto all'infinita libertà.
Ci insegna a dare un nome al dolore,
a vestire l'idea più pura.
È un faro oltre le ore,
una medicina che dura.
Così, tra l'incanto e il vigore,
il verso non è mai vano:
È specchio che riflette il cuore,
e martello che forgia il domani.
* Bella questa poesia, vero? Ma non entrerà mai in una silloge, in un libro, in una antologia, né mai sarà declamata. Il fatto è che non l’ho scritta io, non ne sarei capace. Ne è “autrice” l’Intelligenza artificiale alla quale mi sono rivolta perché mi aiutasse a fare bella figura. Ma non ci sono riuscita, secondo me: i poeti veri sono altra cosa. Devono stare comunque attenti.
In fondo sono loro, siamo noi, ad essere stati tanto intelligenti da creare questo strumento che infatti è artificiale, cioè fatto dall’uomo. “Non avremo altra poesia che quella nata dalle nostre viscere” e non costruita con l’IA.
Giovanna Calvo



Commenti
Posta un commento