ECHI DI POESIE NEL TEMPO dai greci a noi - 6.9.2025

 

Un viaggio in versi attraverso il tempo: dalle origini della poesia nella Grecia antica fino alle voci contemporanee, questo momento di lettura intreccia parole e temi che attraversano i secoli e continuano a parlarci. I testi selezionati, letti ad alta voce dagli studenti del Liceo Classico Diodato Borrelli, sotto la guida delle professoresse Francesca Castagnino e Anna Maria Verzino, seguiranno un filo tematico che unisce epoche e sensibilità diverse, rivelando come la poesia riesca a essere sempre attuale, specchio dell’animo umano e del mondo che lo circonda.

Il tema del 6.9.2025 : UOMO E NATURA

La natura è la nostra prima casa e le poesie che ascolterete affrontano questo tema da diverse prospettive: la meraviglia di fronte a un paesaggio incontaminato, il senso di appartenenza che proviamo di fronte a un’alba o in una notte stellata. Insomma una vera e propria occasione per riscoprire la bellezza di ciò che ci circonda.

1. Archiloco, poeta di Paro, attivo intorno al 650 a. C., descrive un fenomeno naturale inaspettato, per noi oggi comune e conosciuto: un’eclissi. L’eclissi solare, avvenuta nell’aprile del 648 a.C., appare agli occhi del poeta come qualcosa di straordinario: questo evento imprevisto ed imprevedibile induce a riflettere che tutto può capitare a questo mondo.

χρημάτων ἄελπτον οὐδέν ἐστιν οὐδ' ἀπώμοτον
οὐδὲ θαυμάσιον, ἐπειδὴ Ζεὺς πατὴρ Ὀλυμπίων
ἐκ μεσαμβρίης ἔθηκε νύκτ', ἀποκρύψας φάος
ἡλίου λάμποντος, λυγρὸν†δ' ἦλθ' ἐπ' ἀνθρώπους δέος.
ἐκ δὲ τοῦ καὶ πιστὰ πάντα κἀπίελπτα γίνεται
ἀνδράσιν· μηδεὶς ἔθ' ὑμέων εἰσορέων θαυμαζέτω
μηδ' ἐὰν δελφῖσι θῆρες ἀνταμείψωνται νομὸν
ἐνάλιον, καί σφιν θαλάσσης ἠχέεντα κύματα
φίλτερ' ἠπείρου γένηται, τοῖσι δ' ὑλέειν ὄρος.

Non c’è più nulla di inaspettato, nulla di impossibile
O di incredibile, dopo che Zeus, padre degli Olimpi,
in pieno giorno fece notte, oscurando la luce
del sole splendente, e un brivido di terrore percorse gli uomini.
Da allora tutto per gli uomini diventa plausibile e possibile:
nessuno di voi si meravigli, neppure vedendo
le fiere sottrarre ai delfini le distese
salmastre e preferire alla terra le onde sonore
del mare e quelli abitare le selve sui monti.

2. L’immagine invece con cui Omero apre il III libro dell’Odissea, è quella del sole che sorge
dal mare per portare la luce sulla terra.

Ἠέλιος δ' ἀνόρουσε, λιπὼν περικαλλέα λίμνην,
οὐρανὸν ἐς πολύχαλκον, ἵν' ἀθανάτοισι φαείνοι
καὶ θνητοῖσι βροτοῖσιν ἐπὶ ζείδωρον ἄρουραν·
Il sole si levò, lasciando il mare bellissimo nel cielo di bronzo, per illuminare gli dei e i mortali sulla terra frugifera.

3. La poetessa Saffo di Lesbo, una delle pochissime voci femminili della letteratura antica raffigura in una sua celebre poesia \\\\una notte stellata, creando un’immagine che avrà grande fortuna letteraria: la luna piena risplende nella notte serena e le stelle le sembrano danzare intorno.

Ἄστερες μὲν ἀμφὶ˘ κάλαν σελάνναν
ἂψ ἀπυκρύπτοισι φάεννον εἶδος,
ὄˉπποτα πλήθοισα μάλιστα λάμπῃ
γᾶν ‹ἐπὶ παῖσαν.

Le stelle, attorno alla leggiadra luna
Di nuovo nascondono il luminoso volto,
quando, piena, più che mai risplende
sulla terra tutta.

4. Il paesaggio indica lo stato d’animo della poetessa in un altro suo celebre frammento. La Luna tramonta insieme alle Pleiadi: è mezzanotte e il cielo è al buio. Così anche la poetessa rimane sola.

Δέδυκε μὲν ἀ σελάννα
καὶ Πληΐαδες· μέσαι δὲ
νύκτες, παρὰ δ’ ἔρχετ’ ὤρα·
ἔγω δὲ μόνα κατεύδω.

È tramontata la luna
insieme alle Pleiadi
la notte è al suo mezzo
il tempo passa
io dormo sola.

5. La suggestiva immagine della luna solitaria e silenziosa nel cielo arriva fino a Leopardi, che così dice nell’incipit del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia:
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.

6. Anche Alcmane (fr. 89 P), poeta probabilmente originario di Sparta, riprende il tema del notturno: tutta la natura è addormentata nell’immagine del poeta: le cime dei monti e le vallate
e tutte le specie degli animali. Regna su tutta la terra una profonda tranquillità, quella della notte.

εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες
πρώονές τε καὶ χαράδραι
φῦλά τʼ ἑρπέτ’ ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα
θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν
καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·
εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων.

Dormono le cime dei monti e le gole,
i picchi e i dirupi,
le selve e gli animali, quanti ne nutre la nera terra,
le fiere montane e la famiglia delle api,
i pesci nel profondo del mare purpureo;
dormono le stirpi degli uccelli dalle lunghe ali.

7. Molti poeti nel tempo riprendono il topos del “notturno”: tra gli altri Tasso, che in un madrigale compreso nella raccolta delle “Rime” pubblicata negli ultimi anni del XVI sec., rielabora il tema con altissima elaborazione formale:

Tacciono i boschi e i fiumi,
e ‘l mar senza onda giace
ne le spelonche i venti han tregua e pace,
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la bianca luna: e noi tegnamo ascose
e dolcezze amorose:
Amor non parli o spiri,
sien muti i baci e muti i miei sospiri.


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