Cosa lasceremo ? - Grazia Procino
Che cosa lasceremo in eredità ai nostri nipoti? Quale speranza lasceremo? Quale immaginazione, quale visione di mondo affideremo a loro? A cosa sarà servito il nostro stare al mondo? Sono questi gli interrogativi più cogenti che ai politici, agli intellettuali, ai cittadini responsabili e provvisti di senso morale, devono giungere. Nella vita quotidiana ci sono azioni che spesso valutiamo come insignificanti, minime, ma che, collocate in una prospettiva più profonda e ampia, acquisiscono una pregnanza che dà nuova energia e permette di guardare con occhi diversi alla quotidianità, magari inondandola di respiri poetici.
Plasmare un mondo meno feroce e cannibalizzante richiede azioni continue, e, se ci pensiamo, di larga praticabilità, come coltivare la pazienza e accarezzare il sudore; in queste pratiche i nostri antenati del Sud erano esperti, in quanto impastati di terra e cielo. Ma ora, in questo mondo così frenetico e dominato dal profitto solo pochi si mettono in ascolto della propria voce interiore per volgersi non al dato economico o tecnologico, ma a quello spirituale. Tra questi pochi ci sono i poeti, che distillano nei loro versi la propria coscienza di esseri che tentano di esprimere l’inesprimibile, di dare voce all’inattinto; pertanto, ogni occasione di riflessione e di aggregazione culturale giunge propizia a diffondere e a far vibrare la poesia.
Agli adolescenti di oggi, privati di quell’educazione sentimentale, che i genitori e la società non hanno saputo elargire, sarebbe molto vantaggioso ed efficace impartire gli elementi fondamentali per acquisire una visione poetica, improntata alla grazia e alla bellezza della parola; se ne avvantaggerebbe l’intera comunità. Il grido di esultanza per loro e per tutti noi potrebbe essere “Comallamore”, titolo di un romanzo bellissimo del compianto Ugo Riccarelli. “Comallamore o Comallapoesia” risuona eco di una forza rivoluzionaria, da cui partire per una palingenesi dell’umanità, a cominciare dai piccoli fino a coinvolgere giovani uomini e donne, attraverso spazi e occasioni dedicate alla poesia, grazie a festival, laboratori, percorsi ed esperienze, come si configura la prima edizione di “A Sud di ogni altrove”. Questo festival colma un vuoto, azzera assenze di prospettiva poetica nel territorio meridionale.
L’obiettivo è quello di formare persone sensibili e responsabili, engagé, che lottano per ristabilire la centralità dei sentimenti nelle relazioni interpersonali, e per farlo, ci mettono testa e corpo, sapendo di correre il rischio di ferirsi e di essere sconfitti. Perché voler essere testimoni del proprio tempo come i poeti può significare prendersi gli schiaffi e i graffi del tempo, senza però mai lasciarsi andare alla rabbia brutale e selvaggia, che l’educazione alla poesia in virtù dell’allenamento dei sentimenti e della grammatica delle emozioni può conseguire.
Dunque, riversiamo le nostre speranze sulla poesia e sulla sua azione salvifica, sui giovani educati alla poesia e applaudiamo al festival “A Sud di ogni altrove”, augurando splendida e lunga vita!
Grazia Procino
Docente, poetessa e scrittrice
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