La poesia: credere nella qualità del suo svelamento educativo - Rita Pacilio
Un po’ come fa l’arte, la preghiera, la poesia. Mettersi in
discussione e dubitare è il primo passo
per il discernimento: questa è la fase più delicata da insegnare alle nuove
generazioni.
Discernere ci consente di fare scelte consapevoli e di
distinguere ciò che è eticamente/socialmente nocivo-distruttivo e censurabile,
dalla carità fraterna. Se soltanto i ragazzi di Palermo o Caivano, per esempio,
non avessero dato ascolto al richiamo primordiale della cultura della
violenza, probabilmente oggi
alcune ragazzine, figlie
della stessa umanità,
non avrebbero subito l’attentato
gravissimo alla loro libertà di stare al mondo.
Ma cosa c’è dietro un atto di stupro e come si insegna l’amore,
il rispetto e
l’educazione per se
stessi e per
gli altri?
Sicuramente le opinioni
contrastanti e gli
esempi distruttivi che
la politica del tornaconto e l’ambizione per il potere forniscono a noi
e alle menti dei più giovani, continuamente e in ogni ambito, deviano ogni
cammino evolutivo sano e sereno. Non è giusto aspettare di arrivare alla
punizione per correggere un comportamento sbagliato, bisogna agire prima
dell’idea del sopruso.
L’elaborazione del pensiero e il cambiamento dello stile di
vita dovrebbero essere garantiti da quel diritto di conservazione che ognuno di
noi porta nella propria interiorità. È proprio nella parte più profonda di
noi che bisogna
trovare le risposte
mettendosi in gioco,
lavorando sugli stimoli, riconoscendo i propri limiti,
educandoci all’esercizio delle emozioni. Dipendiamo proprio da questo spazio
intimo e misterioso che conosciamo poco e con cui è collegata e connessa la
volontà e i desideri più nascosti: qui si costruisce il nostro primo paradigma
emozionale che si fa portavoce ed esplode
nel momento in
cui la nostra
presenza entra in
relazione con gli
altri.
La parola e
l’esempio, il sentimento e l’empatia
restano concetti sempre nuovi e da riscoprire grazie a progetti
pedagogici e culturali
come i Festival
di poesia, per
esempio: affiancare, stimolare,
educare e promettere, soprattutto
ai giovani, la
reciprocità grazie a riflessioni,
percorsi di confronto
e approfondimento. Questa potrebbe essere una vera rivoluzione che,
anziché distruggere, è capace di sanare e riparare, come l’amore (non la guerra
all’amore con cui facciamo i conti ogni giorno).
Dal 2006 ad oggi
sono stata anche
io ideatrice e
curatrice di Festival
di poesia. Ho sperimentato
personalmente, attraverso l’incontro e le riflessioni su tematiche esistenziali
e sociali, quanto sia importante la poesia come lezione di vita. Potrebbe
sembrare una strumentalizzazione e un utilizzo improprio dell’arte poetica, ma
non è così. La poesia, infatti, consente di mettere in relazione il passato con
quello che siamo diventati; l’ars poetica può farsi strumento complice per
pacificare la tradizione con la modernità, per esempio, consentendo a chi ne
usufruisce di poter credere nella qualità del suo svelamento educativo.
Inoltre, un’altra osservazione: geograficamente, la parte
più profonda dello Stivale
- a sud di ogni altrove – custodisce
voci autorevoli della
poesia contemporanea, troppo spesso omessa dal sistema elitario che
determina ed eleva nomi e agenzie letterarie a scapito di chi, dilaniato e
tormentato dall’oblio, ogni giorno sparisce sempre più dal suo stesso sud
creativo. Anche per questo motivo, ad Angela Caccia, poetessa dall’animo
combattente, va il mio sostegno e la mia stima per aver intrapreso, con forte e
feconda ispirazione, la strada irta e complicata della ricostruzione culturale
italiana valorizzando l’intelligenza, l’arte e la potenza della parola poetica
che, in ogni dove e da secoli, chiede ancora salvezza.
Rita Pacilio
Poetessa, scrittrice, sociologa, titolare del marchio
editoriale RP
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