La poesia: credere nella qualità del suo svelamento educativo - Rita Pacilio

 Mai   come   in   questo   momento   si   avverte   il   bisogno   di   fare   pace   con   l’Umanità   che, non dimentichiamolo, rappresenta la storia infinita del mondo garantendo anche la continuità dell’essere umano. Umanità  e memoria  si ispirano alle radici della parola  come inizio della creazione e della speranza, ma anche come testimonianza di salvaguardia della cultura dell’amore. Senza la  parola non potrebbe esserci incontro e richiamo tra le creature, né possibilità di comunicazione con la bellezza perfetta del Creato. Infatti, la parola ci fornisce tutti gli elementi utili per entrare in dialogo con noi stessi e con gli altri permettendo di approfondire gli aspetti della conservazione attraverso l’arte della cura.   Educarci   alla   cultura   della   cura,   per   ambire   al   benessere   di   noi   stessi   e dell’ambiente, ci mette in sintonia con i sentimenti e con ogni forma di bellezza senza il rischio di cadere nell’interpretazione personale dell’amore, del bello o nella contraddizione della propria esperienza interiore/esistenziale fai da te.

Un po’ come fa l’arte, la preghiera, la poesia. Mettersi in discussione e dubitare è il primo   passo per il discernimento: questa è la fase più delicata da insegnare alle nuove generazioni.

Discernere ci consente di fare scelte consapevoli e di distinguere ciò che è eticamente/socialmente nocivo-distruttivo e censurabile, dalla carità fraterna. Se soltanto i ragazzi di Palermo o Caivano, per esempio, non avessero dato ascolto al richiamo primordiale della cultura   della   violenza,   probabilmente   oggi   alcune   ragazzine,   figlie   della   stessa   umanità,   non avrebbero subito l’attentato  gravissimo alla loro libertà di stare al mondo.

Ma cosa c’è dietro un atto di stupro e come  si  insegna   l’amore,   il   rispetto   e   l’educazione   per   se   stessi   e   per   gli   altri?

Sicuramente   le   opinioni   contrastanti   e   gli   esempi   distruttivi   che   la politica del tornaconto e l’ambizione per il potere forniscono a noi e alle menti dei più giovani, continuamente e in ogni ambito, deviano ogni cammino evolutivo sano e sereno. Non è giusto aspettare di arrivare alla punizione per correggere un comportamento sbagliato, bisogna agire prima dell’idea del sopruso.

L’elaborazione del pensiero e il cambiamento dello stile di vita dovrebbero essere garantiti da quel diritto di conservazione che ognuno di noi porta nella propria interiorità. È proprio nella parte più profonda   di   noi   che   bisogna   trovare   le   risposte   mettendosi   in   gioco,   lavorando   sugli   stimoli, riconoscendo i propri limiti, educandoci all’esercizio delle emozioni. Dipendiamo proprio da questo spazio intimo e misterioso che conosciamo poco e con cui è collegata e connessa la volontà e i desideri più nascosti: qui si costruisce il nostro primo paradigma emozionale che si fa portavoce ed esplode   nel   momento   in   cui   la   nostra   presenza   entra   in   relazione   con   gli   altri.   

La  parola e l’esempio, il sentimento e l’empatia  restano concetti sempre nuovi e da riscoprire grazie a progetti pedagogici   e   culturali   come   i   Festival   di   poesia,   per   esempio:   affiancare,   stimolare,   educare   e promettere,   soprattutto   ai   giovani,   la   reciprocità   grazie   a   riflessioni,   percorsi   di   confronto   e approfondimento. Questa potrebbe essere una vera rivoluzione che, anziché distruggere, è capace di sanare e riparare, come l’amore (non la guerra all’amore con cui facciamo i conti ogni giorno).

Dal 2006   ad   oggi   sono   stata   anche   io   ideatrice   e   curatrice   di   Festival   di   poesia. Ho sperimentato personalmente, attraverso l’incontro e le riflessioni su tematiche esistenziali e sociali, quanto sia importante la poesia come lezione di vita. Potrebbe sembrare una strumentalizzazione e un utilizzo improprio dell’arte poetica, ma non è così. La poesia, infatti, consente di mettere in relazione il passato con quello che siamo diventati; l’ars poetica può farsi strumento complice per pacificare la tradizione con la modernità, per esempio, consentendo a chi ne usufruisce di poter credere nella qualità del suo svelamento educativo.

Inoltre, un’altra osservazione: geograficamente, la parte più profonda   dello   Stivale   -  a sud di ogni altrove    custodisce   voci   autorevoli   della   poesia contemporanea, troppo spesso omessa dal sistema elitario che determina ed eleva nomi e agenzie letterarie a scapito di chi, dilaniato e tormentato dall’oblio, ogni giorno sparisce sempre più dal suo stesso sud creativo. Anche per questo motivo, ad Angela Caccia, poetessa dall’animo combattente, va il mio sostegno e la mia stima per aver intrapreso, con forte e feconda ispirazione, la strada irta e complicata della ricostruzione culturale italiana valorizzando l’intelligenza, l’arte e la potenza della parola poetica che, in ogni dove e da secoli, chiede ancora salvezza.

Rita Pacilio

Poetessa, scrittrice, sociologa, titolare del marchio editoriale RP


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